In passato, il padre era una figura di sfondo rispetto al percorso di crescita dei figli ed il suo ruolo educativo si evidenziava attraverso regole rigide, divieti e punizioni. Oggi i figli non devono più lottare contro i genitori, poiché non esiste più la figura tradizionale del padre patriarcale e autoritario.

Il padre interviene già dai primi mesi di vita del bambino; è presente nella sala parto, si occupa del bambino durante i bisogni quotidiani, legge le favole, condivide e gioca insieme a lui. Si è visto che esplorando insieme al piccolo il padre aiuta il bambino a superare le ambivalenze nei confronti della madre, verso cui, il piccolo, si sente attratto ma che necessita di staccarsi per raggiungere la sua identità di genere.

Occorre imparare ad essere autorevoli ma anche accoglienti. È importante “esserci”, senza per forza condividere tutto, dedicando attenzione alla qualità del tempo trascorso e non alla quantità, ricordando sempre che la priorità è quella di fare il papà e non l’amico

Spesso, assistiamo a scenari in cui la madre interviene tra padre e figlio pensando che l’altro genitore non sia capace, non sia competente e questo crea antagonismo e competizione nella coppia. Per tanto tempo è esistito lo stereotipo della madre che cura e del padre visto come figura più marginale. Tuttora molti padri non hanno ancora individuato un modo funzionale e diverso di interpretare il proprio ruolo, soprattutto che non rimandi al padre autoritario e non si limiti alla dedizione e alla cura estrema dei figli.

La funzione materna è di vitale importanza per i neonati della nostra specie, poiché rispetto ai cuccioli degli animali, per esempio, gli esseri umani hanno bisogno di maggiore accudimento, soprattutto nel primo anno di vita e, successivamente, il ruolo paterno sarà necessario per separare la madre dal bambino consentendo ai figli di diventare grandi, di imparare a gestire i problemi della vita, ad affrontare le difficoltà e così via.

Successivamente, il padre deve fare un passo indietro e consentire ai figli di fare la propria sperimentazione nel bene e nel male. Occorre ricordare che la sperimentazione appartiene ai figli, soprattutto agli adolescenti, dove nel gioco di dipendenza e indipendenza troveranno la loro strada.

Nel corso di questi ultimi decenni la funzione paterna è cambiata. Attraverso la cogenitorialità si è aperta la strada ad una maggiore collaborazione genitoriale; inoltre, sostenendosi vicendevolmente, nel rapporto con il figlio, anche la coppia coniugale si è rafforzata.

Il padre ha perso il suo ruolo autoritario ed introdotto un modello paterno che attraverso il coparenting si confronta con la madre, fornisce supporto alla crescita del figlio ed è capace di porre dei limiti.

La possibilità di mettersi a cavallo tra un ruolo autoritario ed uno permissivo auspica l’evoluzione della figura del padre autorevole che sostiene, accoglie ma allo stesso tempo educa i figli.

Nonostante questo, purtroppo, nel campo clinico assistiamo spesso a rapporti competitivi, conflittuali, dove la svalutazione diventa reciproca.

Sebbene non esista più la figura del padre autoritario a favore di un padre più presente nella vita del bambino, attualmente, sembra emergere l’era del figlio, in cui prevale una eccessiva cura e preoccupazione rispetto al benessere del bambino a discapito del ruolo educativo.