Freud esprime bene il concetto di lutto nel suo saggio “Lutto e melanconia”.

Il lutto è qualcosa a cui gli esseri umani non possono sottrarsi e sono necessariamente soggetti sia in termini reali quando ad esempio muore una persona a noi cara sia in termini psichici quando finisce una relazione.

A partire dal fatto che il lutto è una condizione fondamentale dell’esistenza umana, un soggetto può trovare delle strategie, dei modi, delle forme “sane” di elaborazione del lutto che consentono di affrontarlo in modo fisiologico, questo non significa che non sia doloroso per chi lo sta vivendo. Sappiamo quanto sia difficile il periodo iniziale del lutto e quanto possa mettere l’individuo a dura prova.

La morte è sempre un evento che ci trova impreparati anche quando pensiamo di esserlo poiché rappresenta la più importante separazione dalla persona amata.

Oltre alle forme di lutto normale che viene elaborato in modo adeguato dalle persone afflitte esistono forme diverse di lutto definito patologico dove non c’è possibilità di elaborazione e lo spazio vitale risulta ridotto.

Nel lutto patologico il tempo sembra essersi fermato e la persona continua a vivere perennemente in uno stato di lutto dove lo spazio per investire sentimentalmente di nuovo non esiste più.

Nella cultura siciliana per esempio spesso si assiste a scenari in cui la testimonianza del dolore passa attraverso gli abiti. Il tempo in cui vengono portati determinati abiti sembra ricordare continuamente a se stesso e agli altri che sta vivendo un lutto. E così il lutto diventa visibile all’esterno ma non viene realmente vissuto all’interno, per questo è impossibile elaborarlo.

E’ possibile considerare lutto patologico quella forma di lutto che nel tempo impedisce alla persona di poter vivere ed investire sentimenti, interessi, desiderio di amore verso altri individui. Il lutto non si misura dal colore degli abiti, dal tempo in cui li indossiamo ma da quello che noi viviamo dentro, il dolore per qualcosa che è andato perduto. Solo attraverso l’elaborazione del dolore è possibile andare “oltre la morte” per ricominciare a vivere.