Con l’introduzione di Internet e delle nuove tecnologie il nostro modo di vivere ha subito un netto cambiamento. Il “tutto e subito” diventa un bisogno immediato di gratificazione da ottenere senza attese.

Oggi risulta difficile cogliere le differenze tra virtuale e reale.  Il virtuale diventa un modo attraverso cui controllare le “turbolenze emotive” collocandole all’interno di un ordine strettamente individuale, dunque narcisistico, quasi masturbatorio. 

Per cui meglio gestire in proprio, nella propria cameretta, con la propria cuffia e con le proprie mani tutte le emozioni, piuttosto che metterle in pratica nelle relazioni vere. 

C’è un procedere massificato della nostra società, della nostra cultura verso una devitalizzazione degli affetti a favore di quelle produzioni-realizzazioni virtuali. 

E’ il virtuale che impera, attraverso i telefoni erotici, la pornografia, le chat di incontri.

Quale motivo hanno le persone di essere innamorate, di avere un’amante, di avere le complicazioni di una storia con i relativi incontri, tempi, quando, invece, si può avere l’oggetto del loro desiderio a casa, in ogni momento, facendo quello che si vuole.

Tutto diventa possibile, accessibile, senza tempo da perdere, dispersioni di energie o incidenti di percorso.

Questa asportazione di affetti dal reale può produrre effetti deleteri nelle persone.  

Nel momento stesso in cui si produce una scissione, il virtuale prende il posto del reale sul piano del puro funzionamento pragmatico-cognitivo; in certe circostanze, possono prodursi comportamenti mossi dall’assenza della consapevolezza, poiché non vi è più l’ordine degli affetti a fare da guida. 

In fondo, il narcisismo include egoismo e dunque una minore disponibilità agli incidenti di percorso.  

E’ il momento del sogno, dell’illusione. Non per nulla chi è abituato a vivere nel sogno, ogni sei mesi cambia compagno/a; perché una volta finito il sogno si cambia la persona della relazione.

Viviamo in una cultura del narcisismo che include una serie di passaggi che depauperano il patrimonio degli affetti, dei sentimenti e dei valori, per una amplificazione, invece, di aspetti che poi finiscono, apparentemente, per collocarsi nell’ordine del razionale.

Esiste un ordine degli affetti empatico, per cui noi siamo ancora capaci di avere una relazione con l’altro e di mettersi nei panni dell’altro. Se tutto questo viene meno, cosa accadrà ai rapporti umani?

E così nella pratica clinica assistiamo a relazioni rimaste confinate nel web; spesso alimentate da personalità con tratti dipendenti e narcisistici, creando così incastri difficili da sbrogliare.

In questi casi, il trattamento prevede come strumento elettivo la psicoterapia, ripristinando la fiducia nelle relazioni interpersonali dell’individuo. Talvolta  sarà opportuno affiancare un trattamento farmacologico per ridurre il craving, ossia il desiderio irrefrenabile di mettere in atto le stesse condotte.