Il campo delle perversioni è un campo limite, ambiguo da molti punti di vista. Da una parte troviamo le perversioni puramente sessuali, dall’altro invece abbiamo forme esclusivamente intrapsichiche che rimangono confinate in questa dimensione oppure che si spingono oltre fino a ledere l’integrità dell’altro.

Ogni giorno la cronaca mostra casi di violenza fisica che si presentano in modo manifesto rispetto a quelle di ordine psicologico; quest’ultime agiscono in maniera più subdola e meno evidente, senza lasciare segni esterni ma minando dall’interno la persona che la subisce, annullando le sue certezze.

Cerchiamo di addentrarci nella mente del perverso (gaslighter) per comprendere meglio la natura dei legami basati sulla violenza psicologica.

Il termineGaslighting origina dal titolo del film “Gaslight” dove viene raccontata la storia di un uomo che manipola la moglie fino a farle dubitare della propria sanità mentale, del proprio esame di realtà e della capacità di giudizio. Il Gaslighting è dunque una forma di violenza, un abuso psicologico vero e proprio, che nasce nella maggior parte dei casi all’interno di relazioni intime ma può presentarsi anche in differenti contesti.

Il gaslighter è un sadico che non prova empatia, non conosce il coinvolgimento e gode nel ferire l’altro perché sente di acquisire maggior potere e forza nel momento in cui lo depotenzia. Il comportamento altamente manipolatorio messo in atto dal carnefice spinge chi lo subisce a mettere in discussione le proprie valutazioni, a rendere la persona dipendente e confusa, fino a farle temere di diventare pazza. Successivamente, dopo una prima fase di confusione, la vittima prova rabbia, cerca di capire cosa sta accadendo, si difende e pretende delle risposte.

Chi cade nella rete di questa violenza psicologica presenta determinate peculiarità soggettive caratterizzate da aspetti di vulnerabilità e influenzabilità. Si è visto che una scarsa autostima, un vissuto di insicurezza e una propensione alla dipendenza costituiscono elementi che possono favorire la caduta ed il mantenimento di situazioni di violenza psicologica, specie se la vittima ha subito in passato abusi o maltrattamenti.

L’obiettivo del gaslighter è di rendere la vittima sempre meno autonoma e indipendente, di manipolarla, di gettarla in confusione, riducendola ad una condizione di dipendenza sia fisica che psicologica, esercitando e mantenendo su di essa controllo e potere. La relazione si trasforma in bramosia di potere, possesso; si disconoscono i diritti dell’altro che viene usato a proprio piacere con lo scopo di ottenere il controllo ed esercitare il proprio dominio.

Nel corso del tempo la vittima si sente sempre più incerta, dubita di se stessa e sente crescere l’insicurezza; nello stesso momento idealizza il suo carnefice e lo percepisce come potente e sicuro; questa modalità relazionale struttura un legame di natura sado–masochistica dove la vittima è convinta di aver sbagliato qualcosa, accetta passivamente la realtà che le viene comunicata e cade sempre più in uno stato di insicurezza, autosvalutazione e dipendenza che la spinge verso la depressione.

Ma come liberarsi dai legami di natura perversa?

Fino a quando la vittima rimarrà tale e non provvederà a cambiare qualcosa nella sua vita il perverso potrà agire liberamente. Il primo grande passo sarà quello di essere consapevoli della manipolazione subita e di iniziare ad avere un ruolo più attivo e meno passivo, al fine di affrontare il cambiamento necessario, eliminando così l’incastro perverso di natura sado-masochistica che lega la personalità del gaslighter alla sua vittima.