Spesso sentiamo parlare di narcisismo sotto una veste prettamente patologica, e mai con una connotazione positiva. Questo perché non tutti conoscono la forma più funzionale e adeguata del narcisismo, quello definito con il termine di “narcisismo sano”, le cui radici risalgono alle fasi precoci dello sviluppo.

Ma come si sviluppa un narcisismo sano?

Quando la madre si fa carico dei bisogni del bambino, riuscendo a sintonizzarsi in maniera adeguata, e rispondendo alle diverse richieste del figlio allora questo scambio sarà in grado di porre le basi per un sano narcisismo. “Sintonizzasi” significa immedesimarsi nel vissuto del bambino e capire i suoi bisogni, soprattutto nel primo anno di vita quando non è ancora in grado di esprimersi chiaramente con il linguaggio.

Attraverso questa modalità il bambino potrà sviluppare un sano narcisismo che gli permetterà di strutturare le basi di una adeguata autostima. Occorre sottolineare che “essere riconosciuti nei propri bisogni” non vuol dire soddisfare tutte le richieste che il bambino formula ma gestire in modo equilibrato gli aspetti gratificanti e frustranti.

Nella teoria freudiana il narcisismo è primario, vale a dire il bambino sulla base dei suoi bisogni precoci mette al centro solo se stesso, se accudito adeguatamente, ad un certo punto si adatta ad accettare le frustrazioni che vengono dall’ambiente.

Se il piacere o le frustrazioni diventano eccessive, il bambino manterrà la sua posizione narcisistica primitiva, quindi per Freud il narcisismo trova radici nella prima infanzia e non è ascrivibile nell’ordine edipico della triangolarità, della gelosia, del conflitto ma vive in una dimensione duale, dove l’altro è uno strumento dei propri piaceri.

In sintesi, la possibilità di alternare aspetti gratificanti e frustranti in modo adeguato permetterà di non sviluppare patologie successive connesse al disturbo narcisistico. Il messaggio emotivo della madre rappresenta l’investimento narcisistico idoneo a determinare la qualità dei legami, in quanto sarà proprio questo a determinare o no l’evolversi di una futura patologia. Quando il legame madre bambino non è stato sicuro si porranno le basi per un futuro disturbo narcisistico.

Alcune persone non mantengono o non riescono a sviluppare del tutto un sano amore di sé, di protezione e questo crea una fragilità narcisistica che si ripeterà nel corso della vita, soprattutto nelle relazioni.

Porre le basi di un narcisismo sano consente di proteggere l’individuo, di cautelarsi, in quanto determina lo sviluppo di una autoconservazione che aiuterà la persona a tutelarsi. Questo si tramuta nella possibilità di riuscire a proteggersi e difendersi da situazioni pericolose e acquisire consapevolezza nelle proprie capacità.

Quando tutto ciò viene meno ci troviamo davanti a forme patologiche di narcisismo che nascono e si sviluppano quando la relazione madre/bambino non è accudente, non permette di proteggere e di riconoscere i reali bisogni del bambino.

Se i genitori riescono a contenere le angosce dei loro figli, questi svilupperanno atteggiamenti sani sia nella considerazione di sé che dell’altro. Infatti, il narcisismo sano ha a che fare con il piacere e la gioia che la persona riesce a provare nei confronti di se stessa, nella giusta misura, senza eccedere; quando l’individuo è in grado di sperimentare forme di gratificazione e sostegno di sé stesso anche nei momenti di difficoltà.

Chi possiede un narcisismo sano riesce a sostenere se stesso anche nei momenti più difficili senza cadere vittima di una sensazione di frustrazione limitante e pervasiva.

Verso il narcisismo patologico

Quando i genitori non sono in grado di reggere un investimento emotivo adeguato e non si fanno carico dei bisogni del bambino porranno le basi per lo sviluppo di una patologia narcisista. Questo perché i traumi subiti sono stati precoci ed il legame con le figure genitoriali è stato deficitario e non ha fornito una base sicura determinando l’evolversi di un narcisismo patologico. L’esito sarà una fragilità narcisistica di base, un basso livello di autostima, un super-Io deficitario e nei casi estremi una costruzione grandiosa e onnipotente di Sé.

Freud considerava i pazienti narcisistici non analizzabili perché investendo solo su se stessi non potevano sviluppare il transfert, quindi non entravano in relazione con l’altro, per questo venivano definiti “pazienti non curabili” rispetto a quelli con conflitti nevrotici.

Oggi sappiamo che il narcisista è analizzabile in quanto ha subito delle frustrazioni tali che lo spingono a ripiegarsi su di sé, dunque questo presuppone un rapporto e un fallimento, una chiusura a posteriori e non preventiva.

Nonostante la possibilità di analizzare questi pazienti, assistiamo però a forme di narcisismo molto gravi, come ad esempio il narcisismo maligno, dove risulta difficile creare le basi per un cambiamento. Nel narcisismo maligno le componenti sadiche si manifestano nella loro massima distruttività e non c’è spazio per la riflessione ma prevale l’agito violento con forme elevate di aggressività tali da sembrare pazienti con disturbo psicopatico di personalità.

Quanti “narcisismi” esistono?

Il Disturbo Narcisistico di Personalità si applica a pazienti con caratteristiche cliniche del tutto differenti. Gabbard descrive due tipi di narcisismo: il “narcisista inconsapevole” il quale ha sviluppato maggiormente la dimensione grandiosità-esibizionismo e il “narcisista ipervigile” che ha invece sviluppato la dimensione vulnerabilità-sensibilità. Nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) la diagnosi di Disturbo Narcisistico di personalità corrisponde ad aspetti legati all’arroganza, alla presunzione, all’eccessiva preoccupazione per se stessi e il proprio valore, alla necessità di costante ammirazione e, più importante, alla mancanza di empatia per gli altri. Da un punto di vista psicodinamico la classificazione è più variegata e meno rigida, infatti il PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico) prevede due tipi di disturbo narcisistico, un primo tipo “Arrogante/che crede di avere tutti i diritti” ed un secondo tipo “Depresso/svuotato”.

Nel primo tipo rientrano le seguenti caratteristiche: svalutante verso gli altri, vanitoso, manipolatore, carismatico e dominante. Nel secondo tipo possiamo riconoscere una tendenza ad idealizzare, a sentirsi ferito e la presenza di una invidia per le persone che vede in una posizione di superiorità.

Concludendo, possiamo affermare che prima di parlare di narcisismo patologico dobbiamo conoscere la storia della persona, comprendere il suo vissuto, le sue origini, i suoi legami in modo da comprendere gli esiti del suo sviluppo psichico. Procedendo in tal modo potremo fare chiarezza sul funzionamento psichico e definire in modo esaustivo il profilo di personalità che si muove lungo un continuum tra normale e patologico.