Negli ultimi decenni, la psicoterapia psicodinamica breve ha riscosso molta importanza grazie alla possibilità di costruire, già nei primi colloqui, una buona alleanza di lavoro con le persone che si rivolgono alla consultazione.

In passato, le psicoterapie brevi, venivano utilizzate per trattare i pazienti che accedevano tramite i servizi pubblici.

Oggi, invece, troviamo molti psicoterapeuti che utilizzano questa trattamento anche in privato.

La società attuale sta cambiando, rispetto a quella del passato, e così anche il modo di essere curati ha subito un cambio di rotta, in funzione delle esigenze economiche e non solo.

La psicoterapia psicodinamica breve lavora, come la psicoanalisi, sul profondo ma si focalizza sul “quì ed ora”, concentrando l’attenzione su quello che porta il paziente e sullo schema messo in atto nelle sue relazioni; questo consentirà di porre l’attenzione, con una modalità più diretta e veloce, sul problema da affrontare.

Nello specifico, il terapeuta specializzato in psicoterapia breve ha un ruolo più attivo rispetto, per esempio, alla terapia ortodossa Freudiana; utilizza una modalità più incisiva, con risultati efficaci raggiunti in un arco di tempo breve.

Mentre altri approcci lavorano sul sintomo, questa terapia si focalizza sulla causa del problema portato in seduta.

Solitamente, la richiesta di consultazione avviene in un momento in cui il paziente sta vivendo una situazione critica e si aspetta di trovare nel terapeuta un appoggio positivo per superare la crisi attuale.

Il paziente arriva in terapia portando con se il bisogno immediato di ripristinare l’equilibrio precedente, più che un desiderio di cambiamento profondo.

La persona che arriva in terapia, a livello verbale, manifesta il proprio desiderio di cambiare mentre all’interno della relazione con il terapeuta agirà l’aspetto resistenziale al cambiamento.

Quando ci si trova ad affrontare un conflitto questo genera dei sintomi che possono tradursi in ansia, angoscia, fobie ecc. creando, così, un profondo malessere nell’individuo.

L’obiettivo è quello di avviare un processo terapeutico che attivi la capacità di mentalizzazione ovvero la capacità di poter riflettere ed elaborare i pensieri in modo da facilitare il passaggio dall’agire al registro simbolico.

Altri approcci lavorano sul sintomo ma per arrivare al nocciolo del problema occorre riflettere sulle cause che sono intervenute nel processo di crisi del soggetto.

Prendendo l’iceberg come esempio, per descrivere la nostra mente, non possiamo limitarci a guardare solo la piccola estremità che emerge dalla superficie, paragonandola alla parte conscia, ma indagare quello che rimane dentro, nascosto ed invisibile all’esterno, e quindi più riconducibile alla parte inconscia. Senza fare questo lavoro di indagine non potrà mai esserci un reale cambiamento. Grazie a questa procedura di investigazione la persona, che si rivolge ad uno specialista, potrà iniziare ad esplorare le sue parti inconsce, lavorando sugli aspetti più profondi.